Il sabato del villaggio del cuore
(Isaia 2,1-5; Romani 13,11-14; Matteo 24,37-44)
Ascoltiamo il Vangelo:
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo»”.
Giacomo Leopardi è un autore molto noto ed apprezzato. Varie sono le opere, le composizioni e soprattutto le poesie di cui è autore. Una delle più belle, che rispecchiano la psicologia umana dell’attesa, è “il sabato del villaggio” [1829]. Il componimento descrive la vita di un villaggio al sabato sera mettendo in evidenza che il sabato è il giorno più gradito della settimana, perché la felicità risiede più nel tempo dell’attesa che nella giornata successiva del compimento di quanto atteso perché già si inizia a pensare agli impegni che ci inseguono e che si debbono adempiere.
Il tempo liturgico dell’Avvento è connotato proprio da questo atteggiamento: andare verso…attendere. Quindi è un tempo connotato e impreziosito dalla gioia, dalla sorpresa. Ci avviciniamo a Dio perché lui si sta avvicinando a noi. L’incontro segnerà lo spegnersi e il compiersi dei sogni, dei desideri e delle attese. Nel cuore umano si culla il desiderio di vedere, conoscere, sperimentare Dio. Esso diventa gravido di attesa, come un grembo materno quando si prepara a generare una vita nuova che pulsa e vuole esplodere per arrivare alla vita. Dio lo incontreremo, ne siamo certi, ma il tempo della gestazione diventa ricco di impegni, progetti. Si gustano prima ancora di possederli giorni sereni in compagnia di chi si è atteso per condividere la gioia dell’abbraccio e l’emozione dello stare assieme. Prima si cammina da soli per andare ad incontrare, una volta raggiunta la meta si cammina abbracciati. Non più soli ma in compagnia. Non più desiderosi ma capaci di celebrare la soddisfazione d’aver incrociato il proprio percorso, il proprio cuore, con quello di chi si è desiderato. E la vita si trasforma, si moltiplicano i sogni, si condividono le emozioni, si consuma il tempo della condivisione sorprendendosi che sembra sempre poco e fuggevole.
“Attendere è declinazione del verbo amare” (Ermes Ronchi). Tutte le volte che abbiamo atteso qualcuno, il tempo sembrava interminabile. Lo abbiamo arricchito di progetti, lo abbiamo animato di desideri. Ogni fruscio ci è sembrato portatore di emozioni, carico di sogni perché la persona attesa riscalda il cuore e fa volare.
L’Avvento ci può riscaldare come mai è successo perché ci fa volare verso Dio. Impariamo a gustare la gioia dell’attesa come un sabato la sua domenica.