Così il pontefice durante nella sua catechesi in piazza San Pietro di oggi
La santità è un dono che viene offerto a tutti, nessuno escluso, per cui costituisce il carattere distintivo di ogni cristiano.
Per essere santi, non bisogna per forza essere vescovi, preti o religiosi… Tutti siamo chiamati a diventare santi!”.
“Innanzitutto – ha affermato – dobbiamo avere ben presente che la santità non è qualcosa che ci procuriamo noi, che otteniamo noi con le nostre qualità e le nostre capacità. La santità è un dono, è il dono che ci fa il Signore Gesù, quando ci prende con sé e ci riveste di se stesso, ci rende come Lui. Nella Lettera agli Efesini, l’apostolo Paolo afferma che «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa» (Ef 5,25-26). Ecco, davvero la santità è il volto più bello della Chiesa, il volto più bello: è riscoprirsi in comunione con Dio, nella pienezza della sua vita e del suo amore. Si capisce, allora, che la santità non è una prerogativa soltanto di alcuni: la santità è un dono che viene offerto a tutti, nessuno escluso, per cui costituisce il carattere distintivo di ogni cristiano”.
“Tutto questo – ha detto – ci fa comprendere che, per essere santi, non bisogna per forza essere vescovi, preti o religiosi, … No. Tutti siamo chiamati a diventare santi! Tante volte, poi, siamo tentati di pensare che la santità sia riservata soltanto a coloro che hanno la possibilità di staccarsi dalle faccende ordinarie, per dedicarsi esclusivamente alla preghiera. Ma non è così! Qualcuno pensa che la santità è chiudere gli occhi e fare la faccia da immaginetta, tutta così… No! Non è quella la santità! La santità è qualcosa di più grande, di più profondo che ci dà Dio. Anzi, è proprio vivendo con amore e offrendo la propria testimonianza cristiana nelle occupazioni di ogni giorno che siamo chiamati a diventare santi. E ciascuno nelle condizioni e nello stato di vita in cui si trova. Ma tu sei consacrato, sei consacrata? Sii santo vivendo con gioia la tua donazione e il tuo ministero. Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un battezzato non sposato? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro e offrendo del tempo al servizio dei fratelli”.
A braccio ha proseguito: “Ma padre, io lavoro in una fabbrica… Io lavoro da ragioniere, sempre con i numeri, ma lì non si può essere santo…” – “Sì, si può! Lì dove tu lavori tu puoi diventare santo. Dio ti dà la grazia di diventare santo. Dio si comunica a te”. Sempre in ogni posto si può diventare santo, cioè aprirsi a questa grazia che ci lavora dentro e ci porta alla santità. Sei genitore o nonno? Sii santo insegnando con passione ai figli o ai nipoti a conoscere e a seguire Gesù. E ci vuole tanta pazienza per questo, per essere un buon genitore, un buon nonno, una buona madre, una buona nonna, ci vuole tanta pazienza e in questa pazienza viene la santità: esercitando la pazienza. Sei catechista, educatore o volontario? Sii santo diventando segno visibile dell’amore di Dio e della sua presenza accanto a noi. Ecco: ogni stato di vita porta alla santità, sempre, eh! A casa tua, sulla strada, nel lavoro, in Chiesa, in quel momento e con lo stato di vita che tu hai è stata aperta la strada verso la santità. Non scoraggiatevi di andare su questa strada. E’ proprio Dio che ti dà la grazia. E questo è l’unica cosa che chiede il Signore, è che noi siamo in comunione con Lui e al servizio dei fratelli”.
“A questo punto – ha proseguito – ciascuno di noi può fare un po’ di esame di coscienza (…) come abbiamo risposto finora alla chiamata del Signore alla santità? Ma ho voglio di diventare un po’ migliore, di essere più cristiano, più cristiana? Questa è la strada della santità.Quando il Signore ci invita a diventare santi, non ci chiama a qualcosa di pesante, di triste… Tutt’altro! È l’invito a condividere la sua gioia, a vivere e a offrire con gioia ogni momento della nostra vita, facendolo diventare allo stesso tempo un dono d’amore per le persone che ci stanno accanto. Se comprendiamo questo, tutto cambia e acquista un significato nuovo, un significato bello, un significato a cominciare dalle piccole cose di ogni giorno”.
Poi, a braccio, il Papa fa qualche esempio: “Una signora va al mercato a fare la spesa e trova un’altra vicina e incominciano a parlare e poi, eh, vengono le chiacchiere e questa signora dice: “No, no, no io non sparlerò di nessuno.” Quello è un passo verso la santità, questo ti aiuta a diventare più santo. Poi, a casa tua, il figlio ti chiede di parlare un po’ delle sue cose fantasiose: “Oh, sono tanto stanco, ho lavorato tanto oggi…” –“Ma tu accomodati e ascolta tuo figlio, che ha bisogno!”. E tu ti accomodi, lo ascolti con pazienza… Questo è un passo verso la santità. Poi finisce la giornata, siamo stanchi tutti, eh, ma la preghiera… Facciamo la preghiera! Quello è un passo verso la santità. Poi arriva la domenica e andiamo alla Messa a fare la Comunione, delle volte, una bella confessione che ci pulisca un po’. Questo è un passo verso la santità. Poi, la Madonna, tanto buona, tanto bella, prendo il Rosario e la prego. Questo è un passo verso la santità. E tanti passi verso la santità piccolini… Poi vado per strada, vedo un povero, un bisognoso, mi fermo gli domando, gli do qualcosa, è un passo verso la santità . Piccole cose, sono piccoli passi verso la santità. Ogni passo verso la santità ci renderà delle persone migliori, libere dall’egoismo e dalla chiusura in se stesse, e aperte ai fratelli e alle loro necessità”.
“Cari amici – ha concluso – nella Prima Lettera di san Pietro ci viene rivolta questa esortazione: «Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta, mettendola a servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio. Chi parla, lo faccia come con parole di Dio; chi esercita un ufficio, lo compia con l’energia ricevuta da Dio, perché in tutto venga glorificato Dio per mezzo di Gesù Cristo» (4,10-11). Ecco l’invito alla santità! Accogliamolo con gioia, e sosteniamoci gli uni gli altri, perché il cammino verso la santità non si percorre da soli, eh, no, ognuno per conto proprio, ma si percorre insieme, in quell’unico corpo che è la Chiesa, amata e resa santa dal Signore Gesù Cristo. Andiamo avanti con coraggio, in questa strada della santità”.
Al termine dell’udienza generale il Papa ha rivolto questi saluti ai pellegrini di lingua italiana:
Saluto i giovani professionisti, impresari ed imprenditori sociali partecipanti al convegno promosso dal World Economic Forum, in collaborazione con le Università Pontificie di Roma, per promuovere vie e atteggiamenti che aiutino a superare l’esclusione sociale ed economica. Auspico che l’iniziativa contribuisca a favorire una nuova mentalità in cui il denaro non sia considerato idolo da servire, ma un mezzo per perseguire il bene comune. Saluto i partecipanti al Colloquio internazionale, promosso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede; la Cooperativa “Il Cerchio” e i disabili dell’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia, accompagnati dal loro Pastore, Mons. Boccardo, e i dipendenti del Pastificio Agnesi di Imperia. A tutti auguro che questo incontro rafforzi la speranza e renda operosa la carità”.
“Porgo uno speciale pensiero ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Nel mese di Novembre la liturgia ci invita alla preghiera per i defunti. Non dimentichiamo i nostri cari, i benefattori e tutti coloro che ci hanno preceduto nella fede: la Celebrazione eucaristica è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo offrire alle loro anime. Ricordiamo anche le vittime della recente alluvione in Liguria e nel Nord Italia: preghiamo per loro e per i familiari e siamo solidali con quanti hanno subito dei danni”.