XIX Domenica TEMPO ORDINARIO -B
L’iniziativa è sempre di Dio. Lui ci ama a prescindere, senza merito
(1 Re 19,4-8; Efesini 4,30-5,2; Giovanni 6,41-51)
Ascoltiamo il Vangelo:
“In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»”.
I giudei mormorano contro Gesù. Non sono convinti che dica la verità, anzi lo contestano perché lui afferma di discendere dal cielo mentre loro sanno che è figlio di Giuseppe. Ma lui li ignora. Non risponde alla loro mormorazione e alza il tiro, arriva al centro del problema. “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”.
Lui è il Messia atteso ma, purtroppo, disatteso. La differenza la fa il modo di comportarsi. Gli ebrei non gli credono e non lo seguono, lui compie la sua missione. Come dire lui semina, sparge la sua parola, dona i suoi gesti, insegna, si prende compassione, risolve i loro problemi, li invita a fidarsi, ad avere fede in lui e in colui che lo ha mandato.
Mai Dio ci tratta secondo i nostri meriti. Meno male. Lui supera tutte le barriere, sorvola tutte le scuse, non tiene conto della durezza dei nostri cuori. Non lo scoraggiano neppure le nostre chiusure preconcettuali, pretestuose. Il nostro disfattismo non lo disarma, lui agisce per raggiungerci, proporsi e ci lasci liberi di accettare, aderire, corrispondere. Il suo agire non è una risposta ad un nostro merito ma è sempre dono. L’iniziativa è comunque di Dio, perché lui si prende cura di noi, a lui sta a cuore la nostra salute, il nostro equilibrio, la nostra serenità. Il primo passo lo fa sempre Dio nei nostri confronti. Il suo cercarci non è perché lo meritiamo, ma perché lui avverte la necessità di accostarci, di incamminarsi con noi, di darci aiuto, sostegno, forza.
“Chi crede ha la vita eterna”. Difatti, perché amati da Dio, abbiamo la possibilità di eternità. Si dischiude dinanzi a noi l’assoluto. Non ci sono più limiti spazio temporali, entreremo nella dimensione divina che non ha confini geografici, restrizioni di tempo, limiti invalicabili. Occorre essere consumatori del cibo che non perisce come quello mangiato dai padri nel deserto. Il cibo a cui allude Gesù è se stesso e lo afferma: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.
Come il nutrimento materiale una volta assunto entra i n circolo nel corpo biologico e lo sostanzia, gli dà vita, gli fornisce energia, così chi accoglie e mangia il pane della vita ne avrà le benefiche conseguenze che sorpassano ogni attesa, ogni aspettativa perché ci donano quanto l’uomo non conosce, non possiede e non può dare.
Solo Dio, che è eterno, può essere dispensatore di eternità. Gesù è venuto a proclamare tutto questo. Ma lo potrà percepire solo chi lo accoglie e non chi si perde nei meandri dei ragionamenti della logica umana che si chiede: “ma questi non è il figlio del falegname?”. Non lasciamoci ingannare dalle presunte conoscenze ma apriamoci al nuovo, al diverso, al messianico
don Benito Giorgetta