HomeArgomentiParola di DioXVII Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - 26 luglio 2020

XVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A – 26 luglio 2020

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XVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A – 26 luglio 2020

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Il Regno: la mèta che giustifica ogni sforzo.

di Giuseppe Gravante

1Re 3, 5.7-12; Rm 8, 28-30; Mt 13, 44-52

Quanto amo la tua legge, Signore.

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L’esperienza umana ha alle sue spalle un lungo percorso di formazione che, con il passare degli anni, ha preferito concentrarsi sull’aspetto ascetico dell’uomo. Pur tuttavia riconoscendone il suo valore fontale, questa forma esperienziale lamenta alcune problematiche: atteggiamenti ondivaghi che, talvolta, la rendono ambigua e improponibile; basti pensare all’eccessiva ed esclusiva unilateralità dei suoi modi. Da tale sfaccettatura ne scaturisce una visione cupa e ombrosa del cristianesimo, un’accentuazione esasperata della sofferenza nonché un’esaltazione del dolore come forma di martirio.

Si comprende, allora, come al giorno d’oggi, sia necessario scoprire nuovi linguaggi e pratiche di vita ascetico-mistica, capaci di riportare in auge quelle motivazioni che ne stanno alla base. Nessuno è mai stato attratto dal dolore, ma tutti ne possono accettare gli strali quando ne comprendono il “perché”; nel momento in cui, dunque, al dolore viene assegnato un fine. Si tratta allora, di tirar fuori dallo scantinato del nostro cuore quei capolavori insiti in esso e restituirli alla loro naturale bellezza attraverso un processo di restauro articolato e delicato. Questo, allo stesso tempo, è anche il compito della Chiesa missionaria.

Proprio il Vangelo di Matteo che la Chiesa oggi offre all’ascolto, propone un testo dal profondo significato che si schiera apertamente contro questa concezione cupa e ombrosa del cristianesimo. Dio non ci vuole tristi! Un agricoltore, un mercante, trovano un oggetto di grande valore; il primo (e come lui il secondo) va «pieno di gioia» (Mt 13, 44). Una gioia segno evidente di una scoperta, atteggiamento che diviene motivazione per la successive scelte. Più chiaramente: non si tratta dell’esaltazione di un momento, bensì di una gioia che nulla toglie all’agire razionale e prudente, di una gioia compatibile con le asperità della vita.

L’essenziale consiste proprio nel coltivare una coscienza equilibrata e non poetica; c’è differenza, infatti, fra quella leggerezza d’animo serena, pacificante, unificante, inalterabile e l’esaltazione dell’euforia, tanto vivace quanto effimera. La scelta del Regno, allora, è sempre più motivata dal secondo tipo di gioia, quella che può reggere lo sforzo ascetico. Quest’ultimo, pertanto, non predilige il gusto del dolore ma del Regno, foraggiato dal discernimento e dalla vita relazionale.

Il grande valore del Regno, come si interpreta nel Vangelo, diventa la risposta a una delle difficoltà poste dalla parabola del seminatore: «Quello [il seme] seminato tra i rovi è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto» (Mt 13, 22). I “grandi” valori del mondo e il grande valore del Regno possono entrare in conflitto; i primi possono persino soffocare il secondo (come accadrà al giovane ricco).

La scelta del regno, dunque, si compie oggi e sarà certificata alla fine dei tempi. La terza parabola narrata ne è un esempio. Essa orienta al giudizio escatologico, lo interpreta come separazione fra pesci buoni e cattivi. Ciò che allora farà il pesce buono o cattivo consiste semplicemente nella scelta che ciascuno di noi compie rispetto a ciò che desidera essere. Tale è la mèta eterna che giustifica gli sforzi nel tempo.

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Don Benito Giorgetta
Don Benito Giorgetta
BENITO GIORGETTA (1955), sacerdote della diocesi di Termoli-Larino, parroco di San Timoteo in Termoli (Campobasso), licenziato in Sacra Teologia con specializzazione in Mariologia. Dottore in Bioetica, è giornalista pubblicista. Già docente di Teologia Morale della Sessualità e Bioetica presso l’Istituto Teologico Abruzzese-Molisano di Chieti. Presidente dell’Associazione “Iktus – Onlus”.

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